
Le nuove frontiere del designNew frontiers for design
A che punto è il design? Ci risponde Luciano Galimberti, Presidente di ADI (Associazione Design Italiano), ente che conferisce il Compasso d'Oro, il più antico ma soprattutto il più autorevole premio mondiale di design.
Partiamo con una domanda secca: qual è l'attuale situazione del design?
Il design oggi possiede un'identità che interessa tutti: parallelamente al dibattito tra professionisti, oggi deve anche produrre un discorso rivolto al grande pubblico, che quindi coinvolga profondamente il mercato oltre che la cultura di ricerca. Due percorsi diversi che però non possono contraddirsi. Per i designer questo significa occuparsi più a fondo di tradurre le loro idee in narrazioni comprensibili. I designer oggi, devono non solo pensare bene, ma anche raccontare bene.
Quali sono gli “hot topics”?
Il design sta estendendosi dal campo degli oggetti materiali a quello dei servizi (cioè alla progettazione dei sistemi degli oggetti, coordinati tra loro per funzionare meglio insieme) e a quello del design sociale: iniziative che non rispondono strettamente a criteri di mercato, ma si rivelano sempre più indispensabili a migliorare la qualità della vita che è, in fondo, la missione di base del design. Il design sempre più si occupa, oltre che di oggetti, dei rapporti tra gli oggetti e le persone, singolarmente e come corpo sociale.
Quanto il tema dell'ecosostenibilità influisce sul fare design? È ancora attuale?
Certamente sì, anzi è oggi ben radicato nella cultura dei progettisti: non è più pensabile produrre oggetti che portino a uno spreco di risorse. È uno dei punti fondamentali che ADI ha sottolineato fin dagli anni '80 con il suo “Design Manifesto”, ripreso e aggiornato recentissimamente per adeguarlo al paesaggio globale contemporaneo.
Il Premio Compasso d'Oro ADI da quest'anno è internazionale: ci racconterebbe qualcosa in merito?
L'internazionalizzazione del Compasso d'Oro è un adeguamento naturale alle nuove condizioni del mondo: i concetti di qualità, funzionalità, estetica che hanno trovato una sintesi nel design italiano fin dagli anni '60, oggi possono efficacemente essere proposti al mondo intero come criterio per selezionare il buon design su scala globale. L'equilibrio tra funzioni e immagine degli oggetti – che è alla radice del successo del Made in Italy – può far compiere significativi passi avanti al design di tutto il mondo. Per questo ADI ripropone questi criteri non più per consolidare una tradizione nazionale, ma per contribuire allo sviluppo mondiale di un design migliore.
Avete in mente qualche progetto da realizzare insieme al mondo dell'occhiale?
Si tratta di un settore tanto interessante quanto complesso, dove la cultura tecnica si incrocia con la moda e la personalità dell'utente: il design qui può rappresentare non solo un vantaggio estetico ma soprattutto, come dicevo, il tessuto connettivo che dia equilibrio e successo ai prodotti del settore.