ANFAO: "Cresce l'occhiale da sole, frena la vista"
Nel primo semestre di quest'anno l'industria italiana dell'occhialeria ha rallentato il trend delle sue esportazioni verso i mercati esteri. L'occhiale made in Italy ha infatti registrato una tenuta nell'export, che ha raggiunto quota 796 milioni di €, un valore che si discosta in modo lieve da quello dello stesso semestre 2001, con una leggera flessione pari allo 0,9%.Il valore dell'import, pari a 173 milioni di €, è cresciuto invece del +8,5%.
Le esportazioni, dunque, hanno subito un rallentamento, causato dalla flessione dell'11,3% nelle montature (per un valore complessivo di 294 milioni di €) e moderato dal +6,5% degli occhiali da sole (a 501 milioni di €).
In particolare, le esportazioni verso l'America, uno dei principali mercati di sbocco, sono calate del 18,7%, assestandosi a 316 milioni di €, rallentamento determinato da una riduzione nella richiesta di montature (-33,2%), e dalla flessione, dovuta alla stagionalità del prodotto, della domanda di occhiali da sole (-5,9%). Il mercato europeo mantiene un trend di crescita in entrambi i segmenti di prodotto con export pari a 341 milioni di € (+15,6%), dove sia le montature ( +13,5) sia il sole (+17) hanno guadagnato terreno. Da segnalare, in particolare, le esportazioni verso la Francia che sono aumentate del 36,6% pari a 87 milioni di €, grazie alla grande richiesta di montature da vista (+48,2% ) e alla significativa domanda di occhiali da sole pari (+28,2%).
Sul fronte delle importazioni, le montature segnano un +0,5% (per un valore complessivo di 88 milioni di €), mentre gli occhiali da sole, in gran parte di provenienza asiatica, registrano un +18,4%, a 84 milioni di €. Purtroppo, una parte consistente dei prodotti asiatici non presenta standard di qualità adeguati e conformi alle indicazione europee: molti risultano addirittura contraffati, creando non solo un danno d'immagine ma, nel caso di occhiali da sole, diventando pericolosi per la salute della vista.
Il comparto dell'occhialeria si distingue dagli altri settori fashion per la netta divaricazione fra grandi e piccole aziende, con conseguente ritmo di crescita o di flessione a due velocità: da una parte le grandi multinazionali, che hanno la forza di affrontare nuove aree di sbocco e crescono con medie di oltre il 20%, dall'altra la maggioranza del settore, composta da piccole e medie imprese, più esposte alla crisi perché penalizzate da oggettive difficoltà legate ad un mercato sempre più competitivo e globalizzato e prive degli strumenti necessari per ottenere marchi in licenza, utili strumenti per conquistare posizioni internazionali. Le Pmi arrancano, alcune di esse devono ricorrere alla cassa integrazione e, nell'ultimo triennio, ben 300 aziende hanno dovuto cessare l'attività.
Da tempo Anfao è impegnata con forza presso i Ministeri e le Autorità competenti affinché il Governo possa prendere atto della duplicità di questa realtà imprenditoriale e attuare, di conseguenza, un'attenta valutazione della situazione in cui si trovano le Pmi, che soffrono la mancanza di forti risorse finanziarie e reti distributive capillari che permettano loro di penetrare nuovi mercati.
Tutto ciò per tutelare un settore costituito da 1.410 unità produttive, di cui 1.170 a conduzione artigianale e 240 industriale, concentrato soprattutto nel distretto di Belluno. In quest'area industriale sono infatti collocate 780 aziende, principalmente di piccole e medie dimensioni, che danno lavoro a 13.800 addetti (18.900 nell'intero settore) e che nel 2001 hanno realizzato un fatturato pari a 1.468 milioni di €, l'80% dell'intera produzione nazionale del comparto.
