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Federottica risponde alla Soi

Federottica risponde alla Soi

Riceviamo e pubblichiamo la risposta di Federottica al comunicato stampa della Soi del 17 gennaio scorso dal titolo dal titolo: “Prima udienza e un no agli ottici che vogliono sostituirsi all’oculista”.

Oramai da troppo tempo la categoria degli ottici/ottici optometristi è sotto attacco da parte delle diverse rappresentanze dei medici oculisti. Le denunce, segnalate ai media e anche all’autorità giudiziaria, hanno come oggetto il fatto che la nostra categoria sarebbe una figura non riconosciuta e che svolgerebbe attività abusiva compiendo atti di stretta competenza medica.

Premesso che, come in tutte le categorie, possono esistere le pecore nere, e che da sempre Federottica condanna certi comportamenti, ci preme sottolineare come questo accanimento generalizzato si sia oggi trasformato in un danno nei confronti di un’intera categoria, additata come “abusiva” e “colpevole”, dandone un’immagine distorta anche al grande pubblico. Asserire frasi quali “gli ottici vogliono entrare illegalmente a gamba tesa nella salvaguardia della vista delle persone” e che “l’optometrista non può ‘toccare palla’ se il paziente non si è prima rivolto al medico oculista" non solo è falso, ma crea grave disinformazione al pubblico e nocumento alla nostra categoria.

Federottica dal canto suo non si è mai permessa di fare generalizzazioni, coinvolgendo l’intera categoria dei medici oculisti rispetto ai casi di cronaca su presunti reati e/o errori professionali, che periodicamente appaiono sui media. Cosa potrebbero pensare di tutti i medici oculisti i loro pazienti?

Ricordiamo - ed è curioso che qualcuno sostenga il contrario - che le competenze dell’ottico, arte sanitaria ausiliaria delle professioni sanitarie, e dell’ottico optometrista sono ben delineate dalle normative e da una consolidata giurisprudenza di merito e di legittimità. Detto questo, l’ottico/ottico optometrista non svolge e non vuole svolgere atti di competenza medica che non gli competono e Federottica, da sempre, è portatrice di questi valori.

Questi attacchi sviliscono il valore del lavoro svolto giornalmente da migliaia di professionisti nei centri ottici, come confermato anche da una ricerca svolta nel 2014 dal CREMS (Centro di Ricerca in Economia e Management in Sanità e nel Sociale Università Carlo Cattaneo – LIUC), che definisce l’ottico optometrista come un professionista che opera accanto ai cittadini attraverso un ruolo sociale di primo piano.

Ruolo che viene costantemente svolto con coscienza e diligenza, rispettando i propri limiti professionali, collaborando fattivamente con il mondo medico e inviando ai medici oculisti più di 1.200.000 persone all’anno (stima che emerge da una ricerca effettuata a campione nel 2015 da Federottica).

Ci domandiamo quanto tempo impiegano realmente queste persone, insieme a tutte le altre, per sottoporsi a una visita medica specialistica visti i tempi biblici con attese anche di mesi per accedere al servizio sanitario nazionale. Questo è il vero problema che riguarda tutti i cittadini e che dovrebbe unire, e non dividere, due categorie diverse ma entrambe al servizio della collettività: l’accesso alle prestazioni erogate dalle due categorie nel rispetto dei singoli ruoli e competenze.

Dal canto suo Federottica, a dimostrazione di questo impegno, ha messo da tempo a disposizione per oltre 10.000 centri ottici - per inciso idea nata in un dibattito pubblico alla presenza del Presidente della SOI – il “Cartello della chiarezza” da esporre al pubblico del seguente tenore: “L’analisi visiva da noi effettuata non permette di individuare la presenza di eventuali malattie dell’occhio quali, ad esempio glaucoma, cataratta o patologie della retina. Per questo motivo raccomandiamo di effettuare con regolarità una visita medico-oculistica”.

Detto quanto sopra, in risposta al comunicato stampa emesso dalla SOI in data 17 gennaio u.s. dal titolo: “Prima udienza e un no agli ottici che vogliono sostituirsi all’oculista”, segue la precisazione di Federottica a firma del suo Presidente:

"Relativamente al comunicato stampa del 17 gennaio scorso, pubblicato sul sito internet (https://www.sedesoi.com/leggi_news.php?id=1876) dal titolo: “Prima udienza e un no agli ottici che vogliono sostituirsi all’oculista”, nello stesso vengono veicolate informazioni che - a nostro avviso - creano grave nocumento e gettano discredito alla categoria da me qui rappresentata, dando al grande pubblico una visione distorta e lesiva della stessa.

Nel dettaglio:

  1. asserire che: “Ottici e optometristi non sono legalmente riconosciuti…”, non solo non risponde al vero, ma è lesivo all’immagine della categoria.

Relativamente agli ottici rammento che già un regio decreto risalente al 1928 (R.D. 31 maggio 1928, n.1334), precisamente all’art.12, recita: “Gli ottici possono: confezionare, apprestare e vendere direttamente al pubblico occhiali e lenti soltanto su prescrizione del medico, a meno che si tratti di occhiali protettivi o correttivi dei difetti semplici di miopia e presbiopia, esclusa l’ipermetropia, l’astigmatismo e l’afachia”.

Relativamente agli optometristi poi, negarne l’esistenza equivale:

  • a negare l’esistenza e la presenza di ben otto Corsi di Laurea di primo livello in Ottica e Optometria, - nelle Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali e con la collaborazione della Facoltà di medicina; rispettivamente nelle Università statali di: Milano Bicocca, Padova, del Salento, Napoli Federico II, Firenze, Torino, Roma Tre e Palermo;
  • a negare il ruolo svolto e l’importanza di uno dei tre pilastri su cui si basa lo Stato (il Potere Giudiziario); la Giurisprudenza infatti in diverse occasioni si è occupata dell’ottico optometrista e dell’attività optometrica, dimostrando di ben saper cogliere gli stimoli della Società civile e di saper assumere, con proprietà di qualificazione giuridica, un vero e proprio ruolo creativo. Giudici di merito e di legittimità, nel corso degli anni, hanno asserito – senza paura di smentita - la liceità dell’optometria, ponendo come unico limite – con conseguente violazione della norma penale dell’art. 348 c.p. - il divieto per l’ottico optometrista di compiere valutazioni di carattere diagnostico, svolgere attività di carattere curativo, intervenire in caso di patologie oculari.
  1. usare espressioni quali: “A Frosinone si è tenuta la prima udienza che ha visto alla sbarra due ottici…” evoca nell’opinione pubblica immagini forti a seguito della commissione di reati di inaudita gravità. Certe esternazioni, così come riportate, le riteniamo offensive, eccessive e volutamente denigratorie.

In uno stato di diritto, la colpevolezza o l’innocenza di una persona viene stabilita attraverso tre gradi di giudizio e ciò sia relativamente alle cause penali, che a quelle civili.

  1. asserire, in modo assiomatico che la presenza di certa strumentazione equivale ad un indizio di reato, non è esatto. Raccogliere un dato tecnico, attraverso l’uso di un tonometro a soffio e porgere il dato ad un medico oculista, affinché faccia le proprie valutazioni, refertando, non ha nulla a che vedere con una diagnosi, o una terapia (tutte attività di esclusiva competenza medica, di cui nessuno discute la veridicità). Per aversi esercizio abusivo della professione medica deve risultare il compimento in concreto di atti medici, attraverso una indagine, non a prescindere.

Infine, ma non per importanza, volevo porre l’attenzione su una recente iniziativa intrapresa da Federottica e consistente in un cartello, stampato su sfondo rosso e con il logo Federottica per gli associati e bianco con logo Ottica Italiana per i non associati, inviato tramite la rivista Ottica Italiana ai centri ottici in modo che potessero adottarlo, del seguente tenore: “L’analisi visiva da noi effettuata non permette di individuare la presenza di eventuali malattie dell’occhio quali, ad esempio glaucoma, cataratta o patologie della retina. Per questo motivo raccomandiamo di effettuare con regolarità una visita medico-oculistica”. Tutto ciò e al fine di indicare il luogo di confine della nostra attività professionale.

Niente male per una Associazione di ottici e optometristi non legalmente riconosciuti…"

Andrea Afragoli, Presidente di Federottica

 

 

 

 

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