Il rallentamento produttivo e il calo dell'export frenano la ripresa del settore, mentre il ricorso agli ammortizzatori sociali aumenta.
Confindustria Moda, la Federazione che riunisce le associazioni cui fanno riferimento i comparti calzaturiero, pelletteria, pellicceria e concia raggruppando circa 11 mila imprese, ha annunciato i risultati della 1° Indagine Congiunturale tra i settori della filiera relativa al primo trimestre 2024. I dati mostrano una partenza in salita per l’intero settore, dovuta ad una diminuzione della domanda interna e, soprattutto, internazionale. Le aziende associate, infatti, stimano un arretramento dei ricavi del -9,5% rispetto al primo trimestre del 2023, mostrando un peggioramento della congiuntura - che segue il rallentamento del 2023 - e che viene confermato anche dal brusco ritorno delle criticità sul fronte occupazionale: secondo i dati relativi agli ammortizzatori sociali, il 28% delle aziende associate ha fatto ricorso, nel primo trimestre, a strumenti di integrazione salariale. Le dinamiche sono in linea con le cifre diffuse da INPS in merito al numero di ore autorizzate nella filiera pelle in avvio 2024, con un’impennata nel primo trimestre, quando sono state autorizzate 7,8 milioni di ore, il +128,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
L’andamento congiunturale del primo trimestre 2024
L’analisi dei dati relativi al periodo gennaio - marzo che indicano le attese degli imprenditori indica che:
L’export
I dati consuntivi del periodo gennaio/marzo del nuovo anno, mostrano il rallentamento dell’export già registrato nella seconda metà del 2023, con un calo del -10,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra i mercati principali cala l’export verso la Germania, dove si registra una diminuzione del -8,4%. Crolla l’export verso la Svizzera (-64,6%), segno del perdurare delle scelte logistiche delle griffe di sostituire le triangolazioni nei depositi elvetici a favore di spedizioni dirette verso i mercati di destinazione finale. Per quanto concerne Russia e Ucraina, a due anni dall’inizio del conflitto, andamento divergente: dopo il rimbalzo di entrambe nel 2023, la Russia rallenta nuovamente in avvio 2024 (-18,7%); prosegue invece il recupero in Ucraina (+23,4%). Calano, anche se in maniera minore, la Francia, che registra un -1,4%, USA (-4,8%). In aumento le esportazioni verso la Cina (+2,4%), il Giappone (+1,9%) e la Spagna (+10%).
Previsioni per l’anno in corso
In parallelo, è stata condotta un’analisi ex-ante, volta a indagare le attese circa l’evoluzione del secondo trimestre 2024. Sulla base dei dati e delle informazioni resi disponibili dalla base associativa di Confindustria Moda, l’outlook resta stabile-negativo, con previsioni che restano incerte:
“E’ innegabile come questo primo trimestre, in seguito all’esaurirsi del rimbalzo post-pandemia, abbia visto le aziende attraversare un momento di sofferenza, non solo per l’andamento insoddisfacente della domanda interna e internazionale, ma anche per l’instabilità dell’attuale situazione geopolitica e gli effetti che ne derivano. La nuova frenata dei ritmi produttivi e il conseguente ricorso agli strumenti di integrazione salariale allontanano ulteriormente i tempi della ripartenza per l’intero settore” ha commentato Annarita Pilotti, Presidente di Confindustria Moda. “Come Confindustria Moda, siamo al fianco delle imprese e, al contempo, a disposizione del Governo per lavorare con le istituzioni e nell’ambito del Tavolo della Moda, istituito presso il Mimit. Stiamo lavorando assiduamente con Confindustria Nazionale e con i Ministeri coinvolti per risolvere la questione del credito d’imposta, sia per il passato (che cosa succeda per i progetti nel periodo dal 2015 al 2019 non è ancora chiaro) sia per il futuro, dando ruolo e voce a quello che le nostre imprese fanno per essere competitive sui mercati grazie ai campionari che preparano appunto con un grande lavoro di R&S. Il nostro obiettivo è tutelare le aziende, supportandole ad affrontare le sfide più impegnative, a essere messe tutte sullo stesso piano, sia quelle che hanno ricevuto il pvc sia le altre, che hanno usufruito in maniera considerata legittima del credito d’imposta e che al momento non sanno come possa finire. Le sfide oggi sono davvero tante, dall’incertezza economica alle criticità di carattere occupazionale, dalla sostenibilità - componente ormai fondamentale nelle strategie delle imprese – alla formazione. Il nostro settore ha mostrato negli anni di essere forte e resiliente e crediamo sia necessario lavorare affinché ogni impresa sia messa nelle migliori condizioni per continuare a competere nei mercati internazionali, dove da sempre rappresentiamo la qualità e la bellezza del Made in Italy”.