10 anni di Komono
Attraverso le parole Anton Janssens, co-fondatore e amministratore delegato del marchio belga, ripercorriamo il percorso evolutivo di questa realtà che ha fatto del design all’avanguardia il suo core business.
Quali sono stati, secondo lei, i momenti salienti dei primi dieci anni di attività di Komono?
Ce ne sono stati tantissimi: trovare i primissimi produttori, l’apertura del flagship store di Anversa, la partecipazione a MIDO per presentare la collezione vista, la collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti…
Come celebrerete questo anniversario?
In occasione del decimo “compleanno” dell’azienda, vogliamo rendere omaggio alla nostra tradizione, tenendo però lo sguardo fisso al futuro. Abbiamo quindi creato una capsule collection ispirata alla serie “Print”, una delle nostre prime collezioni di orologi che, con il suo lancio, ha dato davvero il via all’espansione internazionale del marchio. La linea era composta da stampe su strisce di tessuto, una tecnica piuttosto nuova a quei tempi. Questa volta, ci siamo spinti un passo oltre, incaricando la famosa agenzia di design Bureau Mirko Borsche, con sede a Monaco di Baviera, di re-immaginare i disegni delle stampe anche sugli occhiali. In pratica, una capsule collection che, in una continua allusione a motivi archetipici come il tie-dye, gli animali, i fiori, il camouflage e il paisley, rilegge i temi tradizionali in chiave sperimentale.
Perché avete scelto di collaborare con artisti, scuole...?
Tutte le nostre collaborazioni nascono in modo naturale. Nella maggior parte dei casi, dall’incontro con qualcuno in cui riconosciamo un sistema di valori condiviso o con cui scatta una sintonia immediata. Credo infatti che sia fondamentale instaurare un rapporto di collaborazione solamente se alla base esiste un senso di rispetto reciproco e una naturale affinità con il marchio. Siamo sempre alla costante ricerca di partner con cui condividere i nostri valori e abbiano uno stile comunicativo simile al nostro. Da questo punto di vista, abbiamo avuto la grande fortuna di attrarre un gruppo di persone davvero piene di talento, dall’artista belga di origini congolesi Baloji agli studenti dell’Accademia della Moda di Anversa.
Qual è l’assetto organizzativo della vostra società in Europa?
Nella maggior parte dei Paesi europei, come Belgio, Paesi Bassi, Francia e Germania, lavoriamo direttamente con gli ottici attraverso una rete di nostri rappresentanti commerciali. Si tratta di mercati che conosciamo bene e che quindi siamo in grado di gestire in prima persona dalla nostra sede centrale. In questo modo, riusciamo a mantenere sia uno standard di servizio di altissimo livello sia un’immagine di marca unica e coerente. Nei Paesi in cui una simile organizzazione risulta più difficile, ci appoggiamo a partner selezionati attraverso un modello di distribuzione. In Italia, abbiamo stretto una partnership con Slam Jam perché riteniamo sia un’azienda dotata di un approccio alle vendite molto simile al nostro e che ha immediatamente compreso la filosofia del marchio Komono.
Dal vostro punto di vista di espositori, quali sono le caratteristiche distintive del MIDO?
La grande energia che lo anima. Esistono molti saloni dell’ottica ma il MIDO si distingue tra tutti perché pone al centro il design e l’innovazione. È a MIDO che bisogna andare per cercare ispirazione e vedere le ultime tendenze. Più che una semplice fiera commerciale è un vero e proprio luogo di scoperta.