
Miopia: i dati sono in crescita
Da un recente studio di Anthony Khawaja e Justin Sherwin, ricercatori dell'Unicersità di Cambridge, sono emersi dati nteressanti relativamente all'aumento della miopia nei paesi più all'avanguardia. Negli Stati Uniti il disturbo della vista più comune che esista è passato dal 25 per cento del 1972 al 42 del 2004. Singapore, con l’incidenza più alta del mondo, arriva all’80 per cento, mentre un italiano su quattro è miope, costretto molto spesso a indossare gli occhiali fra l’età delle elementari e quella dell’università. Questo incremento della miopia è dato dal fatto che non sappiamo più guardare lontano. Siamo così abituati a mettere a fuoco schermi o fogli di carta che i nostri occhi hanno perso l’abitudine a fissare l’orizzonte. Stando a questi studi le principali nemiche della miopia sono le ore trascorse all’aria aperta come è stato confermato anche da uno studio presentato all’American Academy of Ophthalmology in corso a Orlando che ha rivelato che,per bambini e adolescenti, ogni ora in più alla settimana trascorsa all’aria aperta fa diminuire la probabilità di diventare miopi del 2%.I ragazzi costretti a indossare occhiali hanno l’abitudine di passare fuori casa 3,7 ore alla settimana in meno rispetto a quelli con dieci diottrie, secondo i dati presentati dai due ricercatori. I benefici dell’aria aperta non si limitano dunque a linea e metabolismo ma aiutano a proteggere dalla miopia per due ragioni: da un lato la luce naturale, molto più brillante delle lampadine, protegge la forma del bulbo oculare stimolando nella retina la produzione di dopamina, un neutrotrasmettitore che svolge tra l’altro la funzione di limitare la crescita del bulbo oculare. Dall’altro, quando ci troviamo all’aperto il nostro occhio tende naturalmente a mettere a fuoco oggetti più lontani, o addirittura l’orizzonte se ci si trova a distanza dalle città. La ricerca dell’università inglese mette insieme i risultati di otto studi condotti negli ultimi quattro anni, per un totale di 10.400 fra bambini e adolescenti osservati, in cui si misurava da un lato la qualità della vista e dall’altro lo stile di vita. Mentre è apparso chiarissimo il legame fra la salute degli occhi e il tempo trascorso fuori casa, nessun dato ha dimostrato che la miopia sia effetto diretto delle ore passate sui libri, davanti alla tv o comunque mettendo a fuoco oggetti che si trovano a una distanza di circa 30 centimetri. Chi guarda molta tv ma compensa con le ore passate all’aria aperta non è più soggetto a miopia di chi disdegna il telecomando. E sembra anche sfatata l’idea secondo cui lettura e schermi “stanchino gli occhi” causando la deformazione del bulbo oculare (disturbo che comunque resta in buona parte determinato dai geni ereditati). Né lo sport di per sé - se praticato al chiuso in palestra o nei palazzetti - aiuterebbe a mantenere la capacità di vedere lontano. Non a caso, al netto del patrimonio genetico, i bambini con l’occhio di aquila sono quelli studiati in Australia, paese dalla luce chiara e dagli orizzonti vasti in cui le ore passate all’aria aperta (14 alla settimana) sono molte di più rispetto a Singapore (appena 3 ore alla settimana), capitale delle diottrie mancanti. Fonte: La Repubblica On-line Rilevato un aumento della miopia soprattutto nei paesi piu' avanzati