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Anche in Cina c'e' una moria di Pmi

Anche in Cina c'e' una moria di Pmi

Riportiamo, come spunto di riflessione, un articolo pubblicato sabato scorso su Italia Oggi, puntando l'attenzione sul fatto che, anche in Cina, soprattutto nella provincia dello Zhejiang, cuore dell'export del paese, si avverte incredibilmente una crisi di liquidità. I dati sono a dir poco inquietanti. Quasi il 20% delle 360 mila pmi attive nella provincia cinese dello Zhejiang, cuore dell'export cinese, hanno dichiarato fallimento dalli'inizio dell'anno, causa mancanza di liquidità. Un fenomeno che ha anche forti implicazioni sociali, tanto che il governo è stato costretto ad annunciare una serie di misure per venire in aiuto alle imprese e calmare l'agitazione dei cittadini. La crisi delle piccole e medie imprese cinesi ha il suo simbolo e fulcro nella città di Wenzhou, nel cuore della provincia dello Zhejiang: qui si registra un'incredibile epidemia di fallimenti e bancarotte. E dall'inizio dell'anno almeno duecento imprenditori sono scappati o si nascondono, dopo che le loro casse si sono svuotate. Altri si sono suicidati. E la situazione potrebbe ancora peggiorare a gennaio, in occasione del capodanno cinese, periodo nel quale tradizionalmente gli imprenditori approfittano delle vacanze per sparire senza pagare i propri dipendenti. Secondo l'agenzia China Nuovelle, le piccole e medie imprese creano circa l'80% dei posti di lavoro in Cina. Non stupisce quindi che il governo cerchi di correre ai ripari. Martedì scorso il consiglio di stato ha improvvisamente annunciato una serie di misure, finanziarie e fiscali, per venire in aiuto alle pmi in difficoltà. Innanzi tutto facilitandone l'accesso al credito: in controtendenza rispetto alla politica generale, le autorità hanno autorizzato un coefficiente di riserva obbligatoria relativamente basso per le banche locali che prestano denaro alle pmi, mentre la ratio per le grandi banche si aggira generalmente attorno al 21%. Inoltre le pmi saranno esonerate da una serie di imposte e tasse, mentre agli istituti di credito sarà vientato di fatturare loro dei servizi a prezzi irragionevoli. Private di liquidità dalle grandi banche, che preferiscono accordare prestiti alle società di stato, le piccole imprese spesso non hanno altra scelta che rivolgersi a società di garanzia private che hanno sviluppato attività di prestito. Ma i tassi sono altissimi e possono arrivare fino al 100%. Alcuni analisti stimano che la quota di prestiti “informali” superi il 25% del totale del credito in tutto il paese, menter secondo Crédit Suisse il mercato nero del credito in Cina vale 465 miliardi di euro, con un aumento anuo del 50%. Zhang Wenkui, capo economista al centro ricerca e sviluppo del consiglio di stato, ritiene che queste recenti misure adottate da Pechino offriranno solo un sollievo temporaneo alle pmi e che nulla potrà cambiare finchè il settore bancario non sarà riformato e potrà essere in grado di offrire servizi diversi a differenti tipi di clienti. Per descrivere la situazione attuale Zhang usa una bella metafora: “E' come un sistema di irrigazione nel quale l'acqua annaffia solo i grandi alberi e ignora del tutto gli arbusti”. Fonte: Italia Oggi   Da inizio anno il 20% delle 360.000 piccole imprese della regione intorno a Wenzhou hanno fatto crac  
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