Vai al contenuto principale
keyboard_return Invio

10.000 occhiali in volo per l'Afghanistan

10.000 occhiali in volo per l'Afghanistan

Un paio di occhiali, uno degli oggetti più comuni nelle nostre tasche e nelle nostre borse - e sul nostro naso - per migliaia di persone possono essere un sogno. Non si trovano negozi di ottica, né tantomeno oculisti in certe zone dell’Afghanistan, dove bambini, donne e uomini di ogni età non hanno la possibilità di avere né cure mediche adeguiate, né quel semplice oggetto che cambia del tutto la vita, se non ci vedi abbastanza. Ma diecimila paia di occhiali, nei giorni scorsi, hanno preso il volo per l’Afghanistan, sia per Kabul che soprattutto per la regione di Herat, tra le più difficili ed isolate: insieme ad attrezzature sanitarie e a due macchine specialistiche per interventi di carattere oftalmico. «Abbiamo già cominciato a consegnare gli occhiali in alcuni villaggi, con la collaborazione di una clinica mobile ed alcuni oculisti afghani» racconta da Kabul Maurizio Mortara, genovese, tecnico sanitario che, dopo una esperienza già consolidata con altre organizzazioni non governative in Afghanistan, ha fondato un anno e mezzo fa ad Ovada l’associazione “Volunteers onlus” , attiva sia nel paese asiatico che in Costa d’Avorio. L’associazione, che ha circa 600 tesserati e una ventina di collaboratori attivi, lavora d’intesa con la cooperazione internazionale italiana. La missione per la quale Mortara è partito il primo ottobre si svolge tra la capitale Kabul, dove si prevede l’allestimento di due corsie (compresi di letti e attrezzature sanitarie) per l’Esteqlal Hospital, e un vero e proprio viaggio nella regione di Herat, dove sono state portate due macchine per interventi oftalmici ad ultrasuoni; ora, con l’intervento di medici italiani, a partire dal primario oculista torinese professor Fabio Dossi, vengono preparati gli oculisti afghani per operare i tanti pazienti in attesa di un intervento risolutivo, e si percorrono strade accidentate e difficili per raggiungere i villaggi con le cliniche mobili, e visitare la popolazione. Duecentomila euro di attrezzature, raccolti con molti aiuti; ma soprattutto una speranza: anche da un singolo paio di occhiali, che ti cambia la vita. Maurizio Mortara ha stretto in questi anni, con tenacia e passione, contatti di collaborazione e affetto con i sanitari afghani; ma soprattutto, spiega, «la cosa più importante, quella per cui vale la pena darsi da fare, è vedere bambini che arrivano morenti in ospedale e che, dopo un mese, ti corrono incontro per abbracciarti. E quello che vorrei è far capire, soprattutto ai giovani, l’importanza di questa solidarietà, come si entra in un paese facendo anche una piccola parte, ma essenziale: come quando all’Esteqlal Hospital siamo riusciti a portare un gruppo di continuità: una maniera per evitare i black out ricorrenti, che avrebbero vanificato le cure e le operazioni». Fonte: La Repubblica   A Kabul e a Herat occhiali, attrezzature sanitarie e macchine specialistiche per interventi  
Indietro