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Nico-design, dagli specchietti retrovisori agli occhiali di design

Nico-design, dagli specchietti retrovisori agli occhiali di design

Una celebre frase di Ernesto Rogers dice: l'architetto progetta dal cucchiaio alla città. A Torino c'è un'azienda che è passata dalla progettazione di specchietti retrovisori per le auto agli occhiali da vista di design. E senza servirsi di un architetto. «In realtà - spiega Giovanni Vitaloni, amministratore delegato della Nico-design - la nostra storia di produttori di occhiali nasce nel 1987 ed è l'evoluzione della nostra lunga esperienza familiare nel settore automotive. Fu mio nonno a creare l'azienda e a trasferirsi da Milano a Torino per star vicino alla Fiat. Poi fu proprio la casa torinese a rilevare la nostra azienda e da allora cominciammo a pensare a un settore da cui ripartire ma in cui far confluire le competenze acquisite».

Negli anni 80 gli occhiali in Italia non erano ancora veri e propri accessori di moda e il mercato americano ci chiedeva prodotti all'altezza dei grandi stilisti. «proprio allora è iniziata la nostra attività - continua Vitaloni - la nostra vuol essere una sorta di carrozzeria all'avanguardia (un po' come Pininfarina e Giugiaro per le auto) puntando soprattutto alla sperimentazione per differenziarci rispetto ai competitors». Il tutto in un mercato che in Italia vede operare alcuni tra i maggiori gruppi mondiali del settore. «È vero. Ma noi sperimentiamo linee che ai grandi produttori non interessano o che interesseranno tra 4 o 5 anni. È questa la sfida: trovarci più avanti degli altri su materiali e design riuscendo a innovare. Per questo ci rivolgiamo a settori come orologeria, microtecnica, automotive o gioielleria: per sperimentare insieme materie prime innovative o tecniche rivoluzionarie». Ma come si fa a innovare senza rivolgersi a costosissimi centri di ricerca o alle università? «Collaborando tra aziende o con altre strutture di supporto. A Milano, per esempio c'è la "Material connection" che offre una banca dati di materie prime quasi sconosciute e informazioni su chi le produce in tutto il mondo. Bisogna aguzzare l'ingegno e avere tanta creatività. Non a caso noi oggi abbiamo un centro ricerca creato dal nulla che conta cinque unità».

E così, oltre a un fatturato che nel 2007 si attesta sui 7 milioni di euro (di cui circa l'80% realizzato grazie alle vendite in oltre 40 Paesi), sono arrivati anche i riconoscimenti internazionali come Eyewear of the Year 2008 ricevuto in Giappone e il Good Design Award, il prestigioso premio del Chicago Athenaeum - Museum of Architecture and Design. «Per avere successo a livello internazionale però, bisogna anche difendere l'innovazione tramite i brevetti. È un'operazione dispendiosa (anche a livello economico) ma chi è sicuro delle proprie idee deve difenderle. Un esempio? Gli occhiali senza saldatura (garantiscono l'assenza di nichel a chi ne è allergico) sono stati brevettati e hanno dato subito grandi risultati».

(Fonte: Corriere Economia)

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