Vai al contenuto principale
keyboard_return Invio

CDV: La prevenzione deve diventare abitudine

CDV: La prevenzione deve diventare abitudine

E' scarsa l'attenzione degli italiani verso la salute degli occhi, in particolare quella dei figli. E' quanto è emerso da due studi promossi dalla Commissione Difesa Vista e presentati oggi a Palazzo Marino dal Presidente di CDV Vittorio Tabacchi alla presenza dell'Assessore alla Salute del Comune di Milano, Giampaolo Landi di Chiavenna: da un lato una ricerca sul ruolo delle istituzioni nella promozione attiva di controlli regolari della vista e dall'altro un'indagine sulle abitudini degli italiani in materia di prevenzione, controllo e correzione della vista.

Ricerche necessarie, considerando anche i dati resi noti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità: il 75% della cecità negli adulti sarebbe evitabile attraverso la prevenzione e la cura. Anche nei bambini una precoceprevenzione e il trattamento delle anomalie visive già alla nascita ridurrebbe del 50% i casi di cecità. «Da quinasce l'importanza della prevenzione visiva e la necessità di promuovere controlli della vista periodici eregolari», afferma Vittorio Tabacchi, Presidente della Commissione Difesa Vista.

La parola d'ordine è dunque prevenzione, fronte sul quale le istituzioni sembrano latitare. Per questo motivo il Comune di Milano intende dare il suo apporto, come ha spiegato l'Assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna, secondo il quale il primo incontro con l'oculista dovrebbe avvenire all'età di 9 mesi, poi intorno ai 3 anni e mezzo e quindi all'inizio della scuola elementare per poi avere una cadenza regolare. Il comune ha previsto per il febbraio 2009 uno screening visivo per la salute degli occhi, in accordo con CDV. E' uno degli appuntamenti previsti nell'Anno della Salute promosso dall'Assessore Landi.

«Non esiste alcuna legge nazionale specifica sulla prevenzione visiva che imponga di effettuare controlli o screening mirati (se si eccettua l'esame di guida, che ha finalità diverse e coinvolge comunque solamente una parte della popolazione)», afferma l'Avv. Silvia Stefanelli, responsabile della ricerca sulle istituzioni. «La prevenzione, in campo visivo, è demandata nell'ambito di quello che è il concetto generale di prevenzione primaria, inteso come l'insieme dei comportamenti che cercano d'evitare e/o ridurre l'insorgenza o sviluppo di una patologia». Nell'ordinamento italiano, per motivi di tipo economico, questo tipo di prevenzione ha avuto uno sviluppo alquanto limitato. L'unica legge rilevante in materia è quella titolata "Disposizioni per la prevenzione della cecità e per la riabilitazione visiva e l'integrazione sociale e lavorativa dei ciechi pluriminorati". All'interno di questa legge solo una minima parte è dedicata alla prevenzione. «Sebbene, dunque, l'attuale Piano Sanitario Nazionale (PSN 2006-2008) contenga un intero paragrafo sulla prevenzione sanitaria e sulla promozione della salute», precisa Stefanelli, «non vi è ancora alcun accenno a programmi di prevenzione in campo visivo». Solo dal 1997 il concetto di prevenzione ha cominciato a essere espletato in maniera strutturata e organica, a livello nazionale. A tali iniziative, si sono affiancati i progetti promossi dalle ASL e da soggetti privati - come appunto la Commissione Difesa Vista. È insomma opinione generale, soprattutto da parte delle Istituzioni locali e delle organizzazioni, che la vista sia un bene prezioso e che vada protetto. Non sempre tuttavia, le intenzioni si traducono in realtà. Vediamo da vicino, come si comportano gli italiani nei confronti del bene-vista.

Secondo l'indagine commissionata da Commissione Difesa Vista e realizzata da C.R.A. CustomizedResearch & Analysis, il 6% dei bambini tra 1 e 5 anni presenta difetti visivi (strabismo, ipermetropia,astigmatismo e miopia), circa il 4% porta occhiali correttivi (66% di chi ha difetti visivi), il che significa che il34% non corregge il difetto. Tra i 6 e i 13 anni sale la percentuale di chi ha problemi agli occhi: il 31% e il25% indossa occhiali correttivi (ovvero l'80% di chi ne ha bisogno). Anche in questo caso è comunque alta lapercentuale di coloro che hanno dei difetti, ma che non ricorrono a strumenti correttivi (20%). Ben il 66% degliadulti (maggiori di 14 anni) ha un difetto visivo, più della metà porta gli occhiali, 53% (l'83% di chi ne habisogno), mentre il 17% non corregge il difetto.

Molti italiani, dunque, soprattutto adulti hanno difetti visivi che possono scoprire solo attraverso accurate visiteche però non sono 'prescritte' per legge ma affidate alla volontà del singolo. Scopriamo così che è scarsal'attenzione per la salute oculare dei propri figli: tra 1-5 anni, meno del 40% ha fatto una visita completa o uncontrollo della vista nella vita. Tali visite per il 61% dei casi sono state 'suggerite' dal medico di famiglia, soloper il 29% sono nate per iniziativa dei genitori, per il 13% si è trattato di una prescrizione fatta da un oculistadurante una precedente visita e, infine, nel 6% dei casi è stata l'insegnante o una iniziativa scolastica asuggerire il controllo.

Nella fascia successiva (6-13 anni), il 72% ha fatto almeno una visita completa nella vita, quasi il 30%dunque non ne ha mai fatti. Il 70% sono stati portati dai genitori almeno una volta da uno specialista.L'indicazione di fare la visita è stata suggerita per lo più dal medico di famiglia. Nel 22% dei casi sono stati igenitori a prendere l'iniziativa e per il 15% la segnalazione è stata fatta dall'insegnante.Gli adulti (over 14) sembrano essere più attenti alla propria salute (più che a quella dei figli!): '85% ha fattoalmeno una visita completa e/o controllo della vista nella vita, quasi sempre da uno specialista. Il 15% dicoloro che non hanno mai fatto visite/controlli è costituito per la maggiore da giovanissimi,(14/17 anni=32%).

«Questo dato sicuramente è uno dei più allarmanti, tenendo presente che anche tra i 6/13 anni unapercentuale altrettanto consistente non ne ha mai fatti. Tutto questo evidenzia una mancanza di attenzioneverso la prevenzione visiva dei figli, da parte dei genitori», afferma Stefania Farneti, Direttore di RicercaCustomized Research & Analysis srl .

Fatti i controlli, stabiliti i difetti, l'ultimo passaggio è porre il rimedio, acquistando unocchiale 'correttivo' ad hoc. In generale, per tutte le fasce di età prese in considerazione, dai bambini agliadulti over 14, la maggior parte degli acquisti di occhiali avviene presso negozi di ottica. «Tra le motivazioniche fanno scegliere un punto vendita rispetto a un altro spicca 'la fidelizzazione', 'la raccomandabilità', 'lacompetenza del personale' 'il prezzo', 'il vasto assortimento' », conclude Farneti. Con l'età, cresce anche l'età media dell'occhiale (da 1 anno per i più piccoli ai 3,3 anni per gli over 14).«Prevenzione, controllo e correzione: ecco la formula magica per garantire una buona salute ai nostri occhi. In questa direzione si muove la Commissione Difesa Vista di cui sono Presidente», conclude Tabacchi. «Da oltre 30 anni è in prima linea per promuovere un'informazione corretta su argomenti legati alla salute del bene vista. Abbiamo promosso seminari, convegni, workshop e anche oggi siamo qui, per tenere viva l'attenzione su questo argomento e per inaugurare una proficua collaborazione con il Comune di Milano».

Indietro