
Tabacchi: meno costi e outsourcing
Il presidente di Safilo Vittorio Tabacchi, in un'intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore ha fatto il punto sul piano di ristrutturazione industriale, la cui prima parte è stata completata e di cui si stanno per raccogliere i frutti.
Allo scorso 30 settembre, Safilo aveva un debito netto di 781 milioni, generato nella primavera del 2001 con l'acquisto da parte di Vittorio Tabacchi delle quote dei fratelli Giuliano e Dino e dall'obbligo di Opa che ne seguì. Il rientro dal debito è stato ostacolato quasi subito dall'11 settembre e, dopo, dalla Sars e dal crollo del dollaro. Tanto che due anni fa Safilo registrò un calo del 34% dell'utile operativo.
L'azienda, però, può contare su un prestigioso portafoglio griffe, tra cui Gucci, Armani, Boucheron, Ysl, Dior, Ralph Lauren, Burberry, Bottega Veneta. Nei primi nove mesi del 2004, Safilo ha realizzato ricavi per 713 milioni (+5,8%) e un Ebitda di 109,7 milioni (+11%). 'Cerchiamo', ha spiegato Tabacchi, 'di recuperare l'effetto negativo del dollaro contenendo i costi e operando sul prodotto. Abbiamo varato un piano industriale che ha comportato la chiusura dello stabilimento austriaco, il più costoso, e il trasferimento della produzione in Italia. Contemporaneamente siamo intervenuti sulle griffe di prestigio rendendole più preziose ed esclusive'.
Di seguito l'intervista completa.
D: Il 37,5% dei ricavi di Safilo è realizzato negli Usa: avete riequilibrato il mix ricavi- costi in valuta?
R: Abbiamo dato in outsourcing, anche nel Far East, una parte delle collezioni minori che non richiedono il made in Italy. Tuttavia la riduzione dei costi in dollari non è sufficiente a compensare la riduzione dei ricavi.
Sarebbe una catastrofe se il dollaro scendesse a 1,35-1,40?
Gli effetti catastrofici si sono già verificati. Credo che il dollaro abbia già raggiunto il tetto a Natale, a 1,36. Per quest'anno mi attendo che oscilli nella fascia 1,30-1,35.
Nei primi nove mesi i ricavi di Safilo sono cresciuti del 10% a cambi costanti e del 6% a cambi correnti. E nell'intero anno?
Quel 10% dei primi nove mesi si ripercuoterà su tutto il 2004. Ma la crescita, a cambi correnti, sarà positiva. Miglioreranno i margini.
Come si muoveranno i mercati?
Crescerà il Far East e migliorerà di poco l'Europa. Più incerta l'America: spero che, dopo il boom seguito all'11 settembre, la macchina degli investimenti continui a funzionare. Fanno ben sperare le vendite di Natale, che sono state molto vivaci soprattutto per i department store del lusso.
Sui ricavi Safilo non si vedono i 225 milioni che Armani, prima di cambiare scuderia, fatturava con Luxottica...
In realtà i 225 milioni furono realizzati con un dollaro a 0,90 euro, rapportati a oggi sarebbero molto meno.
La rinegoziazione del debito con le banche comprende la disponibilità da parte sua e di Csfb Private Equity di offrire 50 milioni in caso di rottura dei parametri di garanzia. Sarà così?
Non penso a questa ipotesi: la società genera sufficiente cassa per mantenere i propri impegni e infatti la quotazione del nostro bond è risalita da 74 a oltre 100.
Di fatto, però, Safilo nel 2002 aveva il 19,7% di Ebitda/ricavi e nei primi nove mesi del 2004 è sceso al 15,4%: quando ritornerete sui livelli d'eccellenza?
Ci stiamo lavorando: ma il recupero è legato alle condizioni del mercato.
Settanta milioni di oneri finanziari sono pesanti...
L'azienda genera sufficiente liquidità per poter pagare i debiti.
Resta l'obiettivo di ritornare in Borsa nel 2006?
Sì, se le condizioni del mercato lo consentiranno. A quel punto si tornerà alla normalità.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)