
Ancora su Made in Italy e contraffazione
L'emergenza contraffazione è ormai all'ordine del giorno sugli organi di stampa nazionali. Italia Oggi 7 dedica un'intera pagina all'argomento nell'edizione del 7 febbraio.
Dopo aver ricordato che a livello mondiale il mercato dei falsi ha raggiunto un giro d'affari tra il 7% e il 9% del commercio globale, andando a colpire il 35% dell'industria dei software, il 25% dell'audiovideo, il 20% di tessile, moda e abbigliamento, il 10% della profumeria e fino al 6% dell'industria farmaceutica, con incassi per 450 miliardi di dollari l'anno (dati Oecd), il giornale sottolinea come il fenomeno sia in vigorosa espansione. Secondo le rilevazioni di Indicam, Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione, infatti, nel corso del decennio 1993-2003 sarebbe salito del 1.700% a livello mondiale.
L'Italia, come è noto, è tra i Paesi più colpiti: secondo l'American chamber of commerce in Italy, i danni economici subiti dal settore produttivo italiano ammonterebbero a 4 miliardi di euro, mentre il danno all'erario è stimato in 1,5 miliardi di euro. Nel nostro Paese, inoltre, il fenomeno è tanto più grave perché va a colpire uno dei settori chiave della nostra economia, la moda: oltre il 54% del danno economico derivante dalla contraffazione riguarda proprio abbigliamento, gioielleria, occhialeria, tessile e pelletteria.
Le risposte previste dal governo per arginare il fenomeno sono partite con la legge Finanziaria 2004 (la manovra dell'anno scorso proponeva un intero capitolo dedicato alla promozione del made in Italy e alla lotta alla contraffazione). Oltre alla tutela penale della denominazione d'origine controllata, è stata prevista la costituzione di una centrale operativa e di una banca dati presso l'Agenzia delle dogane. Le misure per la lotta ai falsi sono state riprese anche dalla Finanziaria del 2005, come da noi segnalato il 3 febbraio.
Interpellato da Italia Oggi 7, Gabriele Lazzarini, dirigente area affari internazionali e comunitari di Confapi, la Confederazione Italiana della piccola e media industria, ha commentato: 'Gli strumenti previsti dal legislatore per la tutela della produzione italiana, nonostante siano stati ben individuati, sono ancora da portare a conclusione. Le organizzazioni di categoria lamentano che alcune delle disposizioni per la lotta alla contraffazione sono totalmente inattuate (come, per esempio, la costituzione degli uffici di consulenza), altre sono state solo parzialmente avviate (come la campagna a sostegno del made in Italy). E altre sono ancora in corso di definizione (in particolare il Comitato nazionale anticontraffazione)'.