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Tragedia del Columbia Shuttle: tra gli scopi scientifici della missione anche lo studio dei raggi UV

Tra i molti scopi della spedizione spaziale del Columbia Shuttle conclusasi in tragedia lo scorso venerdì, c'era anche la raccolta di dati che permettessero lo studio degli effetti dannosi dei raggi ultravioletti (responsabili di molte patologie oculari). L'assenza di gravità nello spazio offre infatti le condizioni ideali per raccogliere determinati dati e condurre esperimenti. Molti dei risultati di queste ricerche trovano poi applicazione nella vita quotidiana di tutte le persone.

Il legame tra le missioni spaziali e il mondo dell'occhiale dura da diverso tempo. A partire dagli anni '80 il Jet Propulsion Laboratory della NASA ha condotto ricerche sul filtraggio dei raggi luminosi più pericolosi per gli occhi. Proprio queste ricerche hanno permesso di trovare i sistemi per filtrare i raggi blu, violetti e ultravioletti oggi applicati su tutti i migliori occhiali da sole. Inoltre, mentre un altro dipartimento della NASA, l' Ames Research Center, studiava indumenti e accessori in grado di proteggere l'equipaggio dalle dure condizioni dell'ambiente spaziale, è stata trovata la tecnologia per le lenti anti-graffio, anche questa utilizzata oggi dai maggiori brand del settore.

Sono comunque moltissimi gli ambiti che si sono giovati di trasferimenti di tecnologia simili: nel 1992, ad esempio, la FDA ha approvato una nuova chirurgia medica derivata da un laser della NASA, il cui scopo originario era la ricerca di depositi di ozono nel suolo; durante il programma Apollo la NASA ha scoperto un sistema per sterilizzare l'acqua degli astronauti usando gli ioni per filtrare l'acqua: oggi in molte case ci sono sistemi simili; la tecnologia ideata per elaborare le foto inviate dallo spazio serve adesso per l'analisi dei cromosomi; infine, lo studio dei sistemi di comunicazione satellitare usati dalla NASA negli anni '60-'70 ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo della tv via satellite.

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