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Inserto-Repubblica, il ruolo del designer nell'eyewear

L'ingresso nel mondo dell'occhiale di un numero di griffe sempre in aumento ha reso indispensabile nell'attuale sistema di produzione dell'eyewear una figura professionale su tutte: il designer. 'Siamo in un momento di grande espansione. Abbiamo parecchie griffe e contiamo di acquistarne ancora', dice Maurizio Marcolin, amministratore delegato del Gruppo Marcolin. 'Siamo persino sotto organico: cerchiamo giovani designer di altissimo profilo per inserirli subito in azienda'. D -La repubblica delle Donne di sabato 1 marzo fa il punto della situazione sull procedimento che porta alla realizzazione di un occhiale, e rende merito al ruolo sempre più importante del creativo.

Il primo passo, infatti, è lo schizzo fatto a mano. Poi il progetto viene passato all'area informatica che 'quota' i disegni, ovvero assegna loro delle dimensioni reali. Poi arriva all'area prototipi, che grazie a macchine automatiche realizza il prototipo del modello, pronto per la prova-viso. All'origine, quindi c'è la creatività dei designer, e i responsabili delle maggiori aziende spiegano quali caratteristiche preferiscono. Non ha dubbi Andrea Ardisso, direttore del prodotto Visibilia: 'Preferisco chi arriva dalla moda, o comunque da scuole artistiche: quindi con una mentalità allenata a pensare in termini di abbinamenti di colori, accessori: immagine, insomma'. Gli fa eco Bruno Palmegiani, inventore negli anni '80 della linea Police e oggi direttore creativo di De Rigo.'Sempre più ogni collezione, ogni modello d'occhiale vuole raccontare un mondo, una storia, un personaggio che si è o si vuole diventare: intellettuale, sognatore, diva o quant'altro. Ecco perché al momento della selezione dei collaboratori, io m'interesso, più che alle capacità tecniche, alla loro cultura e ai loro hobbies. Più è sofisticata la persona, più è sofisticato il linguaggio che è in grado di parlare. Il mio consiglio, all'inizio, è copiare i disegni degli altri, sviluppare gli input degli altri. Poi si comincia a pensare da soli'.

L'importanza che ha assunto questa figura è ribadita da un altro protagonista della produzione eyewear: 'Arriviamo anche a rubarli ai concorrenti', spiega Maurizio Marcolin. 'Oppure ci arrivano mediante segnalazione, magari dall'estero. Attualmente, nell'azienda ci sono 8 stilisti, di età compresa tra i 18 e i 30. Li incoraggiamo a buttar fuori il maggior numero di idee, senza autocensure. Saranno poi semmai l'ufficio prodotto e l'ufficio marketing ad aggiustare il tiro, scartando le proposte impraticabili'. E cosa chiede a un designer? 'Alcuni mi colpiscono perché sanno prendere un'idea proveniente da un diverso settore e applicarla all'occhiale. Altri ancora sanno disegnare forme innovative ma portabili. Alcuni mi colpiscono per la velocità di interpretare velocemente l'input dello stilista'.

Sulla stessa lunghezza d'onda è Andrea Ardiscono, secondo cui 'Il requisito essenziale per un esordiente è essere una spugna: pronto a recepire tutti gli imput dello stilista'. Proprio il rapporto con la griffe è infatti un punto cardine della produzione di occhiali attuale, che lavora fianco a fianco con lo stilista, del quale è necessario conoscere bene la filosofia: 'Il mio ruolo è esattamente quello di link tra la firma che decide e l'azienda che produce. Se ad esempio il committente dice che vuole ispirare la sua linea agli anni '60, io e il mio ufficio-stile andiamo a vedere gli occhiali di quel periodo, studiamo le linee e i materiali d'epoca. A quel punto facciamo delle proposte, che poi lo stilista corregge. Il risultato quindi, è frutto di un dialogo continuo tra le parti'.

(Fonte: D - La Repubblica delle donne)

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