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Dubai, piacciono gli occhiali made in Italy

Dubai, piacciono gli occhiali made in Italy

La 'Missione Dubai' che dal 30 marzo al due aprile vedrà impegnate alcune aziende del'occhialeria del bellunese non costituisce una novità assoluta nell'ambito dei rapporti commerciali tra Italia e Dubai. Infatti, secondo quanto afferma oggi il console Aldo Volini sulle pagine di Corriere Economia, i rapporti tra i due paesi sono intensi e durano da un pezzo: 'Forse in patria non se ne accorgono, ma il 'pacchetto' Italia tira: gli italiani sono pochi (850) ma lavorano bene'.

Dello stesso parere è anche un rappresentante di Luxottica, che ha scelto di sbarcare a Dubai nel 2000, 4 anni dopo la concorrente Safilo: 'Qui tutto ciò che si chiama Italia piace. I nostri prodotti firmati fanno status symbol'. Una conferma importante di questo trend arriva anche dall'Ice dove si sottolinea come ogni anno si tengono 72 fiere con 6-700 espositori nostrani e che, non a caso, l'Italia è con la Gemania il quarto partner dopo Usa, Regno Unito e Giappone. Le esportazioni, oltre agli occhiali, riguardano altri prodotti di moda e design, oro, gioielli mobili e beni strumentali, per un giro d'affari di circa 2 miliardi di euro.

Paragonabile all'Italia degli anni '60, secondo qualche esperto questo boom del Dubai sarebbe legato ai tassi doganali fermi al 5%. Nella zona del porto Jebel Ali queste condizioni avrebbero attirato quasi 2000 società commerciali. L'eccesso di boom però è anche uno dei rischi che incombe su Dubai: se non si ferma in tempo rischia di perdere la possibilità di diventare il posto più vivibile della terra. A questo vanno aggiunti altri due pericoli: lo squilibrio sociale (un terzo della popolazione ha un reddito di 90 milioni di dollari, ma considerando tutti gli abitanti il reddito pro capite scende a 19 mila) e le conseguenze che una guerra in Iraq potrebbe avere nella regione.

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